La neviera
venerdì 19 Febbraio 2010
C’era una volta, tanto tempo fa, quando ancora frigoriferi e congelatori non erano ancora stati inventati … la neviera.
In passato, l’uomo, per poter godere del privilegio di avere bevande e cibi freddi durante i mesi torridi, s’ingegnò utilizzando ciò che la natura gli offriva: la neve. Essa era merce preziosa e un’abbondante nevicata era considerata una benedizione. Con ogni mezzo l’uomo cercò di utilizzare questo...”oro bianco” anche quando madre natura non lo forniva, durante l’assetata estate.
Era consuetudine utilizzare la neve bianca sia per uso alimentare sia per quello medico. Serviva per preparare deliziosi sorbetti e bevande dissetanti, per conservare i cibi, come riserva di acqua potabile nei frequenti periodi di siccità. Ma era utilizzata anche per curare febbre, ascessi, contusioni, infezioni intestinali, ecc. La neve nera o grezza era destinata, invece, ad altri usi.
Da noi la neve era ed è un avvenimento raro: mediamente ogni due, e spesso tre e quattro anni (Nota di chi scrive: quest’anno abbiamo sperato di vederla alla fine di gennaio, ma ci siamo accontentati di qualche fiocco … ciao sogni di una vacanza fuori programma!!!).
La neve ci arrivava da Napoli, ma abbiamo scoperto che Altamura, Minervino, Santeramo, Locorotondo e altri comuni delle Murge erano grandi esportatori di neve. Ci chiediamo: perché acquistarla da così lontano? Se qualcuno lo sa, ci faccia sapere, grazie!
La “nostra” neviera, poco distante dalla strada Velardi, apparentemente sembra una buca che ci ha fatto pensare al film “Io non ho paura” (ricordate la fossa dove il piccolo ostaggio era nascosto?). In realtà è una curiosa testimonianza dell’ingegno e della fatica dell’uomo.
Si tratta di una cisterna scavata per diversi metri e realizzata con specifici accorgimenti tecnici, divisa in più scomparti. Ovviamente, sul fondo della cisterna venivano collocate fascine di sarmenti, per evitare che il ghiaccio, formatosi successivamente, aderisse al pavimento, e per facilitare lo scolo delle acque prodotto dal lento sciogliersi del ghiaccio stesso.
Quindi la neve veniva spianata e compressa con forti palate per ottenere enormi parallelepipedi alti 20-30 cm. separati tra loro, a diversi livelli, da strati di paglia alti ca. 10 cm. per favorire, al momento opportuno, il distacco dei blocchi.
Aspettiamo numerosi commenti su questo argomento e molto altro.
Da: Federica Pagano, Aurora Pellegrino, Sara Raganato, Walter Re, Serena Vantaggiato.
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Wowwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwww dalla descrizione sembrA Proprio un Mega Frigorifero
RispondiEliminaCristina de paolis
...e se provassimo a riutilizzarla, invece di annullarne la presenza con una ruspa! Mi sembra che una neviera, nel Salento, sia qualcosa di assolutamente eccezionale e raro!
RispondiEliminaSi potrebbe pensare di utilizzazrla anche come scenario naturale per una rappresentazione teatrale. Non è male, vero?
Lucia
molto ingenioso.... non inquina e forse funziona anche meglio di quelli di oggi
RispondiEliminaRiccardo Rizzo I°D
Mai vista una nevaia in vita mia. E' la prima volta e mi crea nella mente tante immagini ed idee per poterla valorizzare e riutilizzare senza distruggerla. Eppure ho soltanto 15 anni! E i grandi, di età e non di.........?
RispondiEliminaAlessia
Quante nevaie sono sopravvissute alla distruzione dell'uomo? Noi ne abbiamo una qui, a vista, e cosa facciamo? Niente di più che asfaltarla distruggendo la sua particolarità!
RispondiEliminaMarina
Il paesaggio che si offre alla nostra vista è così suggestivo che non sarebbe male l'idea di progettare l'organizzazione di manifestazioni naturalistiche, come passeggiate botaniche-corse campestri- trekking, proprio lungo questa secolare via, naturalmente se preservata dall'insana volontà di asfaltarla.
RispondiEliminaIlario
Non si dovrebbe recintare la neviera per evitare che qualche piccolo ci caschi dentro?
RispondiEliminaRitengo che non solo sia un bene da salvaguardare ma che abbia urgente bisogno di tutela per evitare incidenti gravi.
Maria